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La Juve.

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La Juve.

E’ sempre bene, nella vita in generale, basarsi e fare affidamento su certezze, su fondamenta che non cambiano, non mutano e non cadono quasi mai, tranne cataclismi e terremoti last minute. Bene, la certezza con la quale inizio questo articolo è ferrea e ben impiantata su di me, e non penso (e spero) che muterà proprio mai: Io Odio la Juventus. 

I motivi sono vari e variegati tra di loro, ma il sentimento è ben chiaro dentro di me. Non sopporto la Juve, non la vedo proprio come cosa simpatica e mai ne sono rimasto felice delle vittorie e delle glorie. Lo ammetto, è un effetto causato in maggior parte dalla propensione a vincere di questa squadra, che non la vuole smettere, proprio per nulla, di monopolizzare il calcio italiano con trofei, vittorie e gloria. Inoltre, inutile ripetermi, mi reputo un Toscano verace. E in Toscana, o tifi la Juve o ne sei contro, con tutto te stesso. A prescindere da un eventuale passione per la Fiorentina (che assolutamente non ho), il toscano reputa lo juventino una persona sporca, un ladro, un poco di buono e un ‘Gobbo’. Il fatto che tifi Roma, conta il giusto sinceramente. Non ho vissuto gli anni 80 e non ho il diritto di protestare per il non gol (o gol? boh) di Turone o il rigore (o no? ari boh) di Gautieri. Posso (e rispettosamente, devo) riferirmi agli ultimi 15 anni, quelli che ho seguito con maggiore interesse e passione. E’ c’è poco da dire sinceramente.

Lo dico mordendomi il fegato e con il cuore in mano, la Juve adesso è quello che vorrei fosse la mia Roma. 

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Oh! Mister.....

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Oh! Mister.....

Si inizia a intravedere la Primavera in Europa, con qualche timido sole e vento caldo che cerca di scacciare via le freddure dell’inverno passato. Ecco, come tutti gli anni, in questo esatto momento, a me inizia a salire una tremenda nostalgia della mia Terra Madre, della mia Toscana. Un regione che mi ha dato tutto e che continua, imperterrita, a legarmi l’anima e il cuore all’unico posto nel Mondo che posso davvero chiamare Casa.

Lasciando per un momento tutti questi discorsi da Libro Cuore, volevo raccontarvi che, tempo fa in un aereo che mi portava da Roma a Dublino, di ritorno dalle vacanze di Natale, imbastii una discussione calcistica con due ragazzi calabresi. Parlavamo della Reggina, della sua storia recente e di quando era in Serie A con Mazzarri, della salvezza miracolosa, di Bonazzoli Taibi e Nakamura, ecc ecc. 

E, il motivo mi sfugge clamorosamente, iniziammo a contare gli allenatori nati in Toscana che sono stati famosi e hanno avuto successo in Serie A. Eh si! La Toscana ne ha sfornati a decine di bravi, bravissimi allenatori, e continua a farlo senza sosta. Molti di loro sono più di semplici allenatori. Sono icone, leggende e personalità di cui un vero appassionato non si dimenticherà mai. La maggior parte di loro proviene dalla Alta Toscana: Livorno, Pisa, Versilia e Massa. Ma è possibile trovarne altri anche in Maremma e nel Fiorentino. Ecco i sei finali (in ordine cronologico) che vennero fuori dalla discussione su quel volo Roma-Dublino di fine Dicembre.

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Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

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Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Ci risiamo, dopo quasi due mesi di inattività su questo blog (colpa di Natale, Capodanno, spostamenti e impegni vari, e pure tanto Football Manager 2015...) torno a scrivere due righe sul Dio Pallone. Argomento del giorno: in giorni di partite di Coppe Nazionali in giro per l'Europa, mi sono chiesto quanto sia insensata e brutta l'organizzazione della Coppa Italia. Mamma mia ragazzi, roba da matti!

Molte serate, per riempire il mio tempo, mi vado a vedere gli highlights delle partite del momento (il sito okgoals mi da una bella mano in questo senso). E recentemente ho visto diversi goals di partite delle Coppe Nazionali dei maggiori campionati europei: FA Cup, Copa del Rey, Coupe de France e la Pokal in Germania, e ho potuto notare, seppur vedendo pochi e corti spezzoni di partita, come queste competizioni siano di un livello d'intrattenimento, organizzativo e democratico sopra la media.

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L'uomo in più

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L'uomo in più

Nel pensare a cosa scrivere, alle volte, mi imbatto in discorsi e seghe mentali lunghissime che finiscono nel nulla e non portano a niente. Stavolta invece, c’ho messo poco, mi e’ bastato pensare all’uomo di gran lunga più importante della mia vita, mio babbo. E’ grazie a lui se oggi guardo partite, mi interesso di calcio e mi metto a scrivere qualcosa sul pallone. 

Nel suo pensiero calcistico, c’è sempre stata una costante, un punto fisso, un’ossessione per certi versi preistorica. La paranoia di avere un uomo in campo che potesse essere l’uomo in più per la sua squadra, e in meno per gli altri. Il barometro e il controllore di tutto, il capitano senza fascia e l’insulto più grande alle tattiche moderne.

Se c’è infatti una cosa che il calcio moderno ci ha portato e ci dovremo sorbire ancora per un po, è l’ossessione e l’attaccamento forsennato a tattica, numeri e monotonia. Una moda che odio e che sempre più allenatori rincorrono in maniera forsennata per reggere lo stress e il peso dei risultati.

Tutta questa rivoluzione nello sport del calcio, ha, purtroppo, portato via anche un’altra cosa, al tempo preziosissima, il ruolo del Libero nel calcio. 

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Il Dilemma di Simone Zaza

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Il Dilemma di Simone Zaza

Come gioca Zaza! Ah..... Il povero Maurizione Mosca avrebbe detto proprio cosi'. Questo ragazzotto dall'espressione furba e sfrontata, ha entusiasmato tutti gli Italiani con le sue performances nella nuovissima Italia targata Conte. C'è chi questo ragazzo però lo segue da tempo, dai tempi dell'Ascoli o ancor prima, quando era un enfant prodigie dell'academy della Dea di Bergamo, l'Atalanta. Uno dei settori giovanili più impressionanti del Mondo. E a vederlo giocare anni fa in serie minori e campionati di periferia, si poteva già vedere che la stoffa del giocatore era buona.

Non mi merito medaglie, ma l'anno scorso mi aggiudicai Simone Zaza per la cifra di 0,15 centesimi all'asta per il Fantacalcio (con sfottò e prese di culo del caso). Alla fine ho avuto ragione io, e i suoi gol (sempre assortiti da molte ammonizioni..) mi hanno portato a fortune inattese. Ora tutti parlano di questo ragazzo, come nuovo fenomeno e astro nascente del Nuovo Calcio Italiano. Classico esempio di come in Italia, ci stupiamo se un giovane che fa gavetta, arriva alla nazionale e faccia bella figura. Dovrebbe essere la normalità delle cose, nel calcio e nella vita in generale. In Italia non lo è più.

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Si Parte...! (2)

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Si Parte...! (2)

Non si offendino i tifosi delle squadre rimaste, ma la divisione in due fasce è frutto solo di una cattiva informazione che posso avere su questi teams, il che rende l’analisi più varia e meno dettagliata rispetto a quella portata per i cosiddetti top clubs.

Non per questo, quelle sotto citate sono fesserie e squadre da quartiere. Assolutamente! Tra queste formazioni si celano quelle che saranno le outsiders del prossimo campionato di Serie A e,altro punto che in molti dimenticano facilmente, queste società lavorano in condizioni tremendamente difficili considerando le disponibilità economica e il blasone delle squadre concorrenti. Creano gruppi di lavoro e scovano talenti e giocatori, con voglia di fare, inventiva e amore per lo sport. Cose che i grandi club stanno dimenticando.

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